domenica 26 ottobre 2008

Pangio kuhlii





Nome scientifico
Pangio kuhlii
Nome comune
-
Famiglia
Cobitidae
Sottofamiglia
Cobitinae
Luogo di provenienza
Thailandia, Malesia e Indonesia
Temperatura
24°-28°
Valore dGH
Fino a 8°
Valore pH
Tra 6.0 e 6.5
Dimensioni
10 cm
Livello di nuoto
Basso
Il Pangio kuhlii in natura è diffuso nelle regioni di Tailandia, Malesia, Borneo, Sumatra, Java, Indonesia. Vive in grandi comunità, quasi degli ammassi, in prossimità di punti con vegetazione molto intensa ed intricata, sul letto sabbioso e melmoso di torrenti e corsi d'acqua dalla corrente leggermente rapida.Sembra che siano preferite proprio le zone più melmose e dall'acqua torbida. Il fondo dei torrenti è per lo più ghiaioso e ciottoloso, ma nelle anse e nei punti a corrente più lenta ci sono zone in cui si accumula sabbia fine e mucchi di foglie cadute dagli alberi sovrastanti.
Particolare importanza va al materiale di fondo, che dovrebbe essere costituito preferibilmente da sabbia fine, assolutamente non tagliente, perché i kuhlii non soltanto possiedono 4 barbigli per sondare e "sfrucugliare" incessantemente il terreno alla ricerca di cibo, e che potrebbero essere danneggiati da sabbia o ghiaietto con spigoli taglienti, ma soprattutto perché amano "insabbiarsi", a volte completamente, nel terreno, specialmente i primi tempi, quando ancora devono adattarsi al nuovo acquario. Altre cose che non devono mai mancare in una vasca abitata da Pangio kuhlii sono i nascondigli: pietre accatastate, legni e radici intrecciati o poggiati l'uno sull'altro a formare anfratti e cavità, molte piante e rigogliose, molto fitte, anche il Muschio di Giava... Amano specialmente gli intrichi fitti e cespugliosi che formano le radici di microsorum e soprattutto le anubias legati ai legni o alle rocce...La regola da tener presente è che più nascondigli fornirete loro, più avrete la possibilità di vedere i Pangio allo scoperto, meno nascondigli avranno a disposizione, e meno si allontaneranno da questi ultimi, rimanendo sempre nascosti.Non gradiscono la luce troppo intensa, è preferibile per loro una luce soffusa, schermata magari con piante galleggianti.

martedì 14 ottobre 2008

Aponogeton (genere)




Nome scientifico
Aponogeton
Famiglia
Aponogetonaceae
Luogo di provenienza
Madagascar
Dimensioni
Altezza 35 - 60 cm; Larghezza 25-30 cm
Descrizione e coltivazione
- Pianta solitaria
- Posizione in acquario: centro
- Illuminazione: luce intensa
- Crescita: veloce
Temperatura
16°-26°
Valore pH
5.5 - 8
Valore gH
10 - 18


La piante appartenenti al genere Aponogeton sono dotate di tubero o rizoma, secondo la specie.
In natura trovano origine nel continente Africano ed in quello Asiatico e Australiano, e fortunatamente, grazie alla merismatica, si rende possibile la loro riproduzione in aziende specializzate o presso appassionati particolarmente esperti, in questo modo non si rende necessario prelevare queste piante dal loro habitat naturale.
In acquario infatti, le specie di Aponogeton, non si riproducono con facilità, anzi, risulta molto raro, in quanto difficilmente producono semi.
La merismatica, è una tecnica che permette di avere una riproduzione artificiale della pianta attraverso il meristema, ovvero un tessuto vegetale con peculiarità embrionali, in grado di fornire la riproduzione della pianta, e perchè questa avvenga in acquario, è piuttosto raro, anche se in condizioni ottimali le piante possono sviluppare getti laterali.
La coltivazione del genere Aponogeton nella propria vasca, anche quando raggiunge buoni risultati, non è comunque paragonabile a quella che avviene in natura.
Indicativamente questa differenza di risultati avviene anche per altre piante di genere diverso: detto questo, possiamo comunque cimentarci nella coltivazione delle molteplici specie di Aponogeton, riuscendo ad ottenere risultati più che soddisfacenti anche nel nostro acquario.
Per poter avere buoni risultati, risulta fondamentale, più che in altri casi, acquisire informazioni specifiche delle specie che decideremo di coltivare.
Molte specie di piante del genere Aponogeton, in natura subiscono un arresto della crescita dovuto al cambiamento climatico dei biotopi di appartenenza.
Nel periodo in cui crescono, sono in grado di accumulare sostanze nutritive in quantità tale che verrano utilizzate anche nel periodo di arresto della crescita, in caso contrario sarebbero destinate a perire.
Il tubero o il rizoma della pianta, in questi casi riposa nel terreno pronto a germogliare nuove piante quando sarà giunto il momento.
I tuberi di queste piante, sono in grado di sopportare molto bene periodi di siccità, grazie alla capacità cui possiedono di immagazzinare acqua quando ne possono fruire.
Molte volte si è verificato infatti, di spedizioni dalle zone di origine di quantità consistenti di tuberi essiccati. Ovviamente con le dovute cautele, facendo attenzione che i tuberi non possano venire danneggiati, raggrinzirsi, e perdere in modo irreparabile il loro nucleo vitale.
Gli habitat naturali di queste piante, presentano differenti caratteristiche nei biotopi ove le piante vivono: acqua stagnante, oppure corrente, in alcuni casi caratteristica temporanea od ancora permanente.
Proprio per il fatto che in natura sono soggette alle condizioni ambientali più disparate, le diverse specie hanno sviluppato differenti capacità di sopravvivenza in base alle caratteristiche dei biotopi in cui vivono.

lunedì 6 ottobre 2008

Moenkhausia pittieri



Nome scientifico
Moenkhausia pittieri
Nome comune
Tetra diamante
Famiglia
Characidae
Sottofamiglia
Tetragonopterinae
Luogo di provenienza
Tipico del Lago Valencia (Venezuela).
Temperatura
26°
Valore dGH
3°- 4°
Valore pH
Inferiore a 6.0
Dimensioni
5.5 cm
Livello di nuoto
Medio


La colorazione del pesce è caratterizzata da una tonalità grigio- verdognola nell'area dorsale, mentre la parte inferiore sfoggia un cromatismo bianco-argenteo.
I fianchi sono percorsi da una lunga linea scura che termina in corrispondenza del peduncolo caudale.
Si segnalano le pinne ventrali alquanto prolungate, la pinna dorsale a forma di falcetto e la pinna caudale marcatamente biforcuta.
Gli esemplari di questa specie sono pacifici e possono essere allevati in branchi; occorre introdurli in un acquario, caratterizzato da ampi spazi liberi e una vegetazione non troppo folta (si raccomanda di usare piante galleggianti).
Il ricorso ad un fondale scuro, a illuminazione minima e all'impiego di acqua filtrata (mediante torba) costituiscono altri requisiti essenziali.
Sebbene preferisca cibo vivo (larve nere di zanzara, pulci d'acqua, Chironomus...), accetta senza inconvenienti di sorta qualsiasi mangime commerciale (liofilizzato, in scaglie).
L'illuminazione laterale risalta la livrea di tale pesce in tutta la sua lucentezza. Per agevolare la riproduzione si raccomanda di usare una vasca speciale di dimensioni contenute e riempirla con acqua tenera (usare acqua filtrata mediante torba e settare il dHG a 4°).
Per ricreare un substrato surrogato di quello naturale si possono utilizzare dei comuni materiali filtranti, come ad esempio lana di perlon a fibra grande. Ottimo il muschio di java.
La somministrazione di larve di zanzara si rivela determinante per spronare i riproduttori ad avviare la deposizione delle uova.
Nelle tappe iniziali del processo i riproduttori devono beneficiare di un ambiente avvolto nell'oscurità, per poi passare gradualmente a un'illuminazione crescente.
Dopo la deposizione delle uova i genitori dovrebbero essere allontanati per evitare che divorino i frutti riproduttivi.
Le larve schiudono dopo 3 giorni e si nutrono autonomamente grazie al sacco vitellino; a partire dal 5 giorno occorre somministrare minuscoli alimenti vivi, tipo rotiferi e successivamente, dopo alcuni giorni, naupli di artemia.


Fonti acquaportal

lunedì 29 settembre 2008

Hygrophila difformis




Nome scientifico
Hygrophila difformis
Famiglia
Acanthaceae
Luogo di provenienza
Asia Orientale
Dimensioni
Altezza 20 - 50 cm; Larghezza 15-25 cm
Descrizione e coltivazione
- Pianta da gruppo
- Posizione in acquario: centro/fondo
- Illuminazione: piena luce
- Crescita: veloce
Temperatura
22°-30°
Valore pH
5 - 9
Valore gH
6 - 18


L'Hygrophila difformis è una pianta rustica e robusta, molto adattabile a tutte le condizioni di coltivazione.Basti pensare che mentre tutte le altre piante "sopportano" l'acqua salmastra crescendo più lentamente e meno prosperose, l'Hygrophila difformis è una tra le poche piante che in acqua salmastra crescono belle, folte e prosperose, nè più nè meno che in un normale acquario d'acqua dolce.E' adattissima ad essere messa in acquari appena allestiti, perchè la rapida crescita contribuisce ad eliminare inquinanti dall'acqua, contribuendo a ostacolare la crescita delle alghe; inoltre non da ultimo la forma frastagliata delle foglie ed il loro verde chiaro vivo sono molto decorativi.

martedì 23 settembre 2008

Dysichthys coracoideus



Nome scientifico
Dysichthys coracoideus
Nome comune
-
Famiglia
Aspredinidae
Sottofamiglia
Bunocephalinae
Luogo di provenienza
Bacini Amazzonia
Temperatura
20-25°
Valore dGH
Fino a 20°
Valore pH
Tra 7.0 e 7.5
Dimensioni
12 cm
Livello di nuoto
Basso


Ha un comportamento timido e tranquillo, socievole con i propri simili. In presenza di pesci troppo vivaci o aggressivi resta nascosto tra i legni e le rocce.
In commercio si trovano soprattutto esemplari selvatici, comunque robusti e consigliabili anche ai neofiti. Malgrado la forma decisamente inusuale non è un pesce spettacolare, specie in vasche ricche di vegetazione tende a nascondersi durante il giorno. Preferisce un fondo di sabbia fine, acqua ben filtrata (anche su torba) e moderatamente mossa.
Non è un vero “pulitore”: oltre al cibo in compresse va nutrito anche con prede vive e surgelate (tubifex, enchitrei, chironomi, ecc.)
E' una specie che raramente si riproduce in cattività, se tenuta in gruppo succede però spontaneamente in acquario deponendo diverse migliaia di uova sulla sabbia e tra le piante. Gli avannotti sono minuscoli e vanno nutriti per i primi giorni con infusori.

mercoledì 17 settembre 2008

Egeria densa




Nome scientifico
Egeria densa
Famiglia
Hydrocharitaceae
Luogo di provenienza
Sud America orientale
Dimensioni
Altezza 40-100 cm; Larghezza 3-5 cm
Descrizione e coltivazione
- Pianta da gruppo
- Posizione in acquario: fondo
- Illuminazione: luce intensa
- Crescita: veloce
Temperatura
10°-26°
Valore pH
5 - 10
Valore gH
6 - 20


E una bella pianta a stelo lungo con figlioline piccole raggruppate in 3-4 per nodo.A crescita abbastanza rapida (puo' raggiungere anche i 3 metri di altezza)soprattutto se in presenza di acqua abbastanza dura,co2,ferro liquido e sottraendo di sali di calcio produce una grande quantita' di ossigeno.
Con la sua consistenza delle foglioline aiuta molto il filtraggio dell'acqua e conviene posizionarla nella parte posteriore della vasca inoltre grazie alla sua capacità di produrre una grossa quantita' di ossigeno effettua degli effetti inibenti sulle alghe blu e verdi.
stare attenti alle temperature perche' superando i 28°C potrebbe portare alla morte della suddetta piantina.

domenica 14 settembre 2008

Pygocentrus Nattereri





Nome scientifico

Pygocentrus Nattereri
Nome comune
Piranha rosso
Famiglia
Serrasalmidae
Sottofamiglia
-
Luogo di provenienza
Guyana, Suriname e Brasile
Temperatura
24°-28°
Valore dGH
Fino a 8°
Valore pH
Tra 6.6 e 7.1
Dimensioni
35 cm
Livello di nuoto
Globale


Grosso pesce della famiglia dei Serrasalmidi, proveniente dal bacino del Rio delle Amazzoni: Brasile; corpo tozzo di forma romboidale, fortemente appiattito, bocca con mascelle robuste e grossi denti affilati che fuoriescono dalle labbra, da giovane mostra una livrea giallo/verde a punti neri, da adulto è invece di color argento, tendente al piombo, con la gola ed il ventre rossi.
Timido, riservato, al limite pauroso, ma estremamente aggressivo e feroce, convive difficilmente con gli altri pesci ed addirittura con i suoi simili.
E' consigliabile comunque tenerlo in branchi di almeno 4 / 6 individui, assolutamente non adatto alle vasche di comunità.
Pur essendo un pesce originario del sud america è ormai poco sensibile ai valori chimici dell'acqua che deve essere solo molto ben filtrata ed aerata; a causa del suo appetito smodato sono anche necessari frequenti ed abbondanti cambi dell'acqua ed eventuali trattamenti con ozono.
Carnivoro in natura, in acquario accetta qualsiasi tipo di mangime, secco in scaglie, in granuli, liofilizzato, surgelato.
Per tutti questi succitati motivi è una razza pericolosa e difficile da mantenere in acquario, assolutamente non consigliabile per chi inizia a curare un acquario tropicale.

giovedì 11 settembre 2008

Glossostigma elatinoides



Nome scientifico
Glossostigma elatinoides
Famiglia
Scrophulariacee
Luogo di provenienza
Nuova Zelanda
Dimensioni
Altezza 2 - 3 cm; Larghezza circa 3 cm
Descrizione e coltivazione
- Pianta da prato
- Posizione in acquario: primo piano
- Illuminazione: piena luce
- Crescita: veloce
Temperatura
15°-26°
Valore pH
5 - 7,5
Valore gH
6 - 13



E' una pianta palustre, che proviene dall'Australia, Tasmania e Nuova Zelanda.
Può rappresentare un problema piantare la Glossostigma, per via delle minuscole dimensioni della pianta, per non parlare delle radici.
Questa può essere una soluzione: inserire la pianta ad acquario vuoto, prima dell' Allestimento coprirla completamente con un leggerissimo strato di terriccio, senza timore, che con il suo peso la terrà ancorata andando poi a riempire di acqua la vasca.
Dopo un paio di giorni sbucherà fuori dal fondo in cerca di luce, è normale.
Nel frattempo però le delicate radici avranno iniziato ad attecchire, ed i getti striscianti inizieranno a creare un magnifico "tappeto verde".
Le foglie della Glossostigma elatinoides non raggiungono più di 4-5 mm di lunghezza, e 2-3 di larghezza, i suoi cespugli crescono ad un'altezza di 4-5 cm.
Non è consigliabile tenere questa pianta in vasche troppo alte, l'illuminazione intensa di cui ha bisogno, non la raggiungerebbe in modo ottimale.
L'acqua deve essere tenera, leggermente acida, ben equilibrata di oligoelementi e sostanze nutritive, ed un'ottima somministrazione di CO2 possono realizzare il sogno di coltivare con successo la Glossostigma elatinoides nel proprio acquario

mercoledì 3 settembre 2008

Hypancistrus zebra



Nome scientifico
Hypancistrus zebra
Nome comune
L46,Zebra Pleco,Pleco Imperatore
Famiglia
Loricariidae
Sottofamiglia
Ancistrinae
Luogo di provenienza
Brasile (Rio Xingu)
Temperatura
26°-30°
Valore dGH
Fino a 20°
Valore pH
Tra 6.5 e 7.0
Dimensioni
10 cm
Livello di nuoto
Basso


Ha la forma tipica di molti loricaridi, con la testa grande, compressa inferiormente e dotata di bocca a ventosa. Robuste pinne pettorali, pinna dorsale con i raggi di lunghezza decrescente e piccola pinna adiposa. La livrea è inconfondibile: il corpo è interamente attraversato da bande bianche e bruno scure, molto simili alle strisce di una zebra (Equus zebra) di cui porta il nome specifico. Il dimorfismo sessuale non è accertabile con sicurezza, sembra però che gli esemplari femminili abbiano il corpo più tozzo e largo, differenza che si nota soprattutto guardando il pesce dall’alto.
Si tratta di un pesce bentonico pacifico, che però talvolta può diventare aggressivo verso coinquilini di piccole dimensioni, è comunque adatto ad un acquario di comunità.
La specie è onnivora, anche se ha una chiara preferenza verso cibi di origine vegetale. Accetta cibo in compresse, che deve però essere integrato con spinaci, lattuga, zucchine; si ciba inoltre di alghe. Poche e frammentarie sono le notizie sulla riproduzione in cattività, che però non dovrebbe discostarsi da quella tipica degli Ancistrus, con deposizione di uova in cavità.
In natura vive in piccoli fiumi e ruscelli con fitta vegetazione. E’ opportuno predisporre un acquario non troppo piccolo (almeno 80 litri) con molta vegetazione e privo di sassi spigolosi. E’ importante inserire radici di torbiera e creare nascondigli e rifugi. Può danneggiare piante dal fogliame delicato, è preferibile quindi inserire solo piante con foglie robuste.
Le informazioni sul carattere della specie sono piuttosto contrastanti, molte indicano la specie come molto tranquilla, anche se talune informazioni fanno pensare il contrario.

Acquario Isola d'Elba




Eccomi di ritorno dalle mie ferie estive (5 giorni) all'isola d'elba. Ovviamente non potevo non andare a visitare l'acquario che c'è a Marina di Campo, quindi ho creato un video (a dire la verità lunghetto) dove ho ripreso tutto l'acquario, vasche e ospiti compresi. Se siete curiosi potete vederlo alla fine del post... Intanto vi spiego com'è strutturato, la storia e i litraggi presenti nell'edificio.


L'Acquario dell'Elba, oggi è sicuramente, sia per dimensioni che, soprattutto, per la varietà di specie ospitate, fra i più completi acquari mediterranei esistenti.
Su di una superficie interamente coperta di circa 1.000 metri quadrati, attualmente sono in funzione 60 vasche per oltre 150.000 litri d'acqua, che ne fanno, per dimensioni, la seconda struttura in Italia dopo l'Acquario di Genova.
Realizzato completamente in proprio, senza alcun genere di contributi statali, presenta soluzioni molto originali sia dal punto di vista architettonico sia nella realizzazione delle vasche, progettate dall'lng. Piero Tiberto.
L'accurata cartellonistica, pur rispettando rigorosi canoni di scientificità, è strutturata in maniera accessibile anche al profano, consentendo così un'agevole consultazione.
Attualmente sono ospitate circa 150 differenti specie di organismi marini mediterranei, alcune delle quali particolarmente rare o difficili da osservare in cattività.
Fiore all'occhiello dell'Acquario è la presenza fra i suoi ospiti di alcune Lampughe, grossi pesci pelagici che, a quanto ci risulta, non sono osservabili in nessun altro acquario.
Particolarmente numerosi sono i Crostacei, presenti con una trentina di differenti specie, ed oltremodo curiosi sono alcuni Molluschi, come la Polpessa o il Tritone.

Vasche
  • n°1 Vasca circolare per pesci pelagici con creazione di corrente artificiale regolabile, capacità - circa 40.000 litri
  • n°1 Vasca per pesci di scogliera di grossa taglia, capacità - 42.000 litri
  • n°2 Vasche da 2.500 litri con fondale misto per pesci di medie dimensioni
  • n°1 Vasca da 18.000 litri con scarpata di sassi per esemplari di piccola e media taglia
  • n°4 Vasche da 800 litri ospitanti animali di media taglia e difficile compatibilità con altre specie
  • n°3 Vasche basse con visibilita dall'alto per animali tipici dei fondali sabbiosi
  • n°6 Vasche suddivise in 18 compartimenti separati per Molluschi gasteropodi e bivalvi, Crostacei, Pesci ed Echinodermi di piccola e piccolissima taglia
  • n°12 Vasche rettangolari per piccoli esemplari di Pesci, Echinodermi, Molluschi ecc.
  • n°3 Vasche riscaldate per pesci tropicali ( una riservata ai Piranhas)
  • n°1 Vasca riscaldata per squali del reef ed altri pesci marini tropicali, capacità -8.000 litri
  • n°1 Acquario a cascata composto da sette piccole vasche collegate
  • n°1 Vasca da 10.000 Iitri per pesci balestra mediterranei
  • n°2 Vasche per Labridi e pesci di sabbia - capacità -5.000 Iitri
  • n°1 Vasca con escursione del livello dell'acqua ad "effetto marea"
  • n°1 Vasca per aragoste e cicale - capacità -3.000 litri
  • n°1 Vasca ambiente portuale - capacità -8.000 litri
  • n°2 Vasche d'acqua dolce temperata per Carpe e Tartarughe
  • n°2 Vasche a luce notturna per gronghi, murene e squaletti mediterranei
  • n°15 Vasche di medie dimensioni per Crostacei, Molluschi e Pesci di abitudini notturne
Impressioni
Per arrivare bisogna per forza andare in macchina.... non credeteci quando vi dicono che è a 2 KM da Marina di Campo perchè non è vero!!! E' situato attaccato all' Hotel M2, si presenta bene anche se su molte vasche mancano le info sugli abitanti. Brutta impressione invece su alcuni tipi di pesci, non in perfette condizioni.... La tartaruga sembrava veramente sacrificata.... faceva fatica a girarsi. Senza parlare di alcuni pesci in serie condizioni fisiche.
Le vasche, alcune sono tenute bene con dei layout molto curiosi, altre invece sembrano quasi lasciate li al loro destino. In definitiva, si vede che è una struttura privata e che mancano i finanziamenti da parte dello Stato. E' comunque un acquario da andare a vedere se andate all'isola d'elba. Non costa tanto l'entrata (7€) e una buona oretta minima ve la fa passare. In più c'è da dire che i pupazzi in vendita sono fatti molto bene (notate i dentini dello squalo nel video).

Parte prima


Parte seconda

lunedì 25 agosto 2008

Riccia fluitans


Nome scientifico
Riccia fluitans
Famiglia
Ricciacee
Luogo di provenienza
Cosmopolita
Dimensioni
Altezza circa 0,5cm; Larghezza circa 5 cm
Descrizione e coltivazione
- Pianta galleggiante o da primo piano se appositamente legata a rocce o legni
- Illuminazione: piena luce
- Crescita: molto veloce
Temperatura
10°-28°
Valore pH
5 - 8
Valore gH
6 - 18


La Riccia fluitans ha un colore che va dal verde chiaro al verde-smeraldo; la specie più chiara cresce con una bassa illuminazione. In natura spesso forma uno strato sottile sulla superficie dell'acqua, ma nel fango prende una forma terrestre con corti rizoma, ancorandosi da sola sul fondo.
Il modo migliore e più naturale di coltivarla in acquario è quello di lasciarla galleggiare sulla superficie dell'acqua, dove forma dei grossi cuscinetti verdi, che sono l'ideale rifugio e protezione di piccoli pesci e degli avannotti, ad esempio dei Poecilidi; ma è anche molto apprezzata dagli Anabantoidei, per la costruzione del loro nido di bolle.
Nel caso della coltivazione galleggiante, è una pianta poco esigente sia in termini di nutrienti, CO2 e luce, essendo anche vicinissima ai neon, ed ha una crescita velocissima; per evitare che ricopra tutta la superficie dell'acqua può essere necessario arginarla con appositi recinti (vi sono svariate idee fai-da-te, ad esempio formare un cerchio con un tubicino da aeratore ed attaccarlo ad un vetro dell'acquario tramite una ventosa).
Il giapponese Takashi Amano ha dato l'ispirazione a molti acquariofili su come coltivare la Riccia fluitans sommersa. Può essere mantenuta sott'acqua legandola a pietre o legni mediante della lenza da pesca o una retina di nylon. Se coltivata sommersa, la Riccia cresce meglio se viene addizionata CO2 all'acqua, ed è molto coreografica, in quanto se in buone condizioni sulla punta delle foglie si formano piccole bollicine d'ossigeno; naturalmente se è sommersa perchè cresca bene è necessaria anche una forte illuminazione.
Oltre alle maggiori esigenze di luce e nutrienti, la coltivazione sommersa richiede anche un certo impegno e costanza, in quanto la Riccia non ha radici, quindi non attecchirà mai alle superfici di pietre o legni ma va sempre mantenuta legata.

giovedì 21 agosto 2008

Rasbora heteromorpha



Nome scientifico
Rasbora heteromorpha
Nome comune
Pesce arlecchino
Famiglia
Cyprinidae
Sottofamiglia
Rasborinae
Luogo di provenienza
Thailandia, Sumatra orientale
Temperatura
24°-26°
Valore dGH
Fino a 12°
Valore pH
Tra 6.0 e 6.5
Dimensioni
4 cm
Livello di nuoto
Alto e medio


Segno identificativo di questa specie è una macchia cuneiforme blu scura che parte dalla parte posteriore dei fianchi e man mano si avvicina al peduconcolo caudale tende ad assottigliarsi sempre più.
La colorazione olivastra digrada in sfumature argentee in corrispondenza della zona ventrale.
Trattasi di pesci pacifici di branco che ben si adattano alla convivenza con altre Rasbore.
Occorre introdurli in un acquario ormai rodato, caratterizzato da un fondale di ghiaia scura, ampia vegetazione disposta lungo i lati della vasca (di tipo galleggiante per schermare l'illuminazione), e una concentrazione nutrita di radici di torba.
Somministrare mangime vivo, liofilizzati, e in scaglie; i bocconi devono essere di piccolissime dimensioni, vista la grandezza esigua della loro bocca.
Per la riproduzione bisogna riempire la vasca preventivamente con una quantità d'acqua minima e filtrarla mediante torba per ottenere un ph molto acido e un'acqua molto tenera. L'ideale è riempire la vasca con acqua d'osmosi inversa e filtrarla con torba.
Per ricreare un habitat ideale per i riproduttori, collocare vegetali con ampie fronde e collocare la vasca in punto illuminato da luce naturale.
Introdurre pesci di almeno un anno di età.
Dopo un cerimoniale appassionati, i 2 pesci procedono all'accoppiamento, quindi depongono le uova nel substrato delle piante, più precisamente nella parte inferiore delle foglie.
Per proteggere i frutti della riproduzione rimuovere i genitori dalla vasca mediante apposito retino.
Il processo di schiusa avviene entro le 24 ore e le larve devono essere alimentate con mangime vivo di piccole dimensioni.
Il corpo della femmina è più esteso in altezza e denota un ventre arrotondato, inoltre la colorazione è più smorta. Il marchio è più piccolo e snello.

lunedì 18 agosto 2008

Vesicularia dubyana


Nome scientifico
Vesicularia dubyana
Famiglia
Hipnaceae
Luogo di provenienza
Asia Orientale
Dimensioni
Altezza circa 5 cm; Larghezza circa 5 cm
Descrizione e coltivazione
- Pianta di gruppo
- Posizione in acquario: centro
- Illuminazione: media luce
- Crescita: lenta
Temperatura
5° - 30°
Valore pH
5 - 9
Valore gH
6 - 20


La Vesicularia dubyana è una bellissima pianta acquatica, che forma dei bellissimi cespugli tipo muschio, e viene infatti chiamata Muschio di Giava (Java moss in inglese).E' una pianta molto robusta, che si adatta alla quasi totalità dei valori dell'acqua, e cresce bene anche con scarsa illuminazione. Attecchisce su qualsiasi superficie, dai tronchi ai sassi, anche se non è una tenuta salda come quella di Anubias e Microsorum, in quanto non forma radici. Come per le piante appena menzionate, va dapprima assicurato al supporto con del filo di nylon, o lenza da pesca, che poi va tolto una volta che ha attecchito. E' molto decorativo, anche se ha una crescita abbastanza lenta, ma quando cresce va potato regolarmente con un paio di forbici affilate, per evitare che la parte superiore soffochi quella sottostante e si stacchi dal supporto. E' perfetto come rifugio per uova/avannotti, e viene utilizzato ampiamente nelle vasche da riproduzione per caracidi e ciprinidi, dove dà riparo alle uova dalla voracità dei genitori. Viene molto usato anche nei tentativi di riproduzione delle caridine.

sabato 16 agosto 2008

Chromobotia macracanthus


Nome scientifico
Chromobotia macracanthus
Nome comune
Botia pagliaccio
Famiglia
Cobitidae
Sottofamiglia
Botiinae
Luogo di provenienza
Borneo e Sumatra
Temperatura

28°
Valore dGH

Fino a 10°
Valore pH

Tra 6.0 e 6.5
Dimensioni

25 cm
Livello di nuoto

Basso


I Chromobotia macracanthus provengono dall'Indonesia, si trovano in Borneo e Sumatra. Per la maggior parte dell'anno vivono nei fiumi, ad eccezione del periodo della migrazione annuale per la riproduzione, quando gli adulti riproduttivi, dell'età di due o tre anni, risalgono a nuoto verso canali più piccoli per accoppiarsi. Vivono presso il letto dei fiumi, in grandi banchi. Si hanno resoconti su dimensioni massime che arrivano fino a 40-50 cm, ma questo è un evento molto raro anche in natura, normalmente gli adulti raggiungono una taglia non superiore ai 20-30 cm, e un'età massima di 20 anni.

La grande maggioranza dei Chromobotia macracanthus in vendita sono catturati in natura, ogni anno dall'Indonesia vengono esportati circa 20 milioni di Botia pagliaccio. Qualche riproduzione in cattività è stata ottenuta principalmente in Tailandia con l'aiuto di ormoni per stimolare l’accoppiamento, però portare alla taglia adulta avannotti di Chromobotia macracanthus è costoso, confrontato con quello che costa catturarli in natura.

Anche se la specie non è particolarmente minacciata dal prelievo in natura, in determinate zone, come a Sumatra, il loro numeri sta diminuendo. Per proteggere la loro presenza in natura (nonché per proteggere il giro d'affari che ci sta dietro), l'Indonesia ha proibito la cattura dei Chromobotia macracanthus che superano i 15 cm.

E' determinante la grandezza della vasca, che deve essere molto grande, non meno di 200-300 litri netti, sia perché i Chromobotia macracanthus raggiungeranno una taglia di circa 30 cm., sia perché vanno allevati in non meno di 4 - 5 esemplari, di più è anche meglio, essendo pesci gregari, che amano vivere in gruppi.

Durante il giorno sono molto attivi, a differenza di altre specie del genere Botia che hanno abitudini più spiccatamente notturne, e risultano molto più visibili, anche per il loro comportamento di "giocolieri" instancabili. Amano soprattutto inseguirsi fra di loro, per tutto l'acquario, a volte possono anche prendere il vizio di scavare buche nella sabbia.

Per rispondere allo loro esigenze l'acquario dovrebbe essere ricco di vegetazione, e soprattutto di ripari e nascondigli, costituiti da rocce e da legni, per permettere loro di nascondersi quando vanno a riposarsi, inoltre non dovrebbe essere troppo luminoso, potrebbe essere utile in certi casi schermare la luce con piante galleggianti.

Per loro vale la regola che più nascondigli ci sono, più possibilità ci sono di vederli allo scoperto, meno nascondigli ci sono, e meno si vedranno, perché staranno tutto il giorno rintanati lì dentro. Il fatto di avere molti nascondigli a disposizione infatti infonde loro molta sicurezza, vanno in giro più liberamente in quanto sanno che, in caso di "imprevisti", hanno subito un nascondiglio a disposizione. I nascondigli devono essere a prova delle loro dimensioni, che possono diventare notevoli: non è raro che Botia si scortichino anche gravemente, nel tentativo di entrare (o uscire) in nascondigli molto più piccoli della loro taglia...

Il fondo dovrebbe essere costituito preferibilmente da sabbia fine ed assolutamente non tagliente, data la loro abitudine di perlustrare e smuovere continuamente il fondo alla ricerca della più piccola particella di cibo, se preferite il ghiaietto badate comunque che abbia gli spigoli arrotondati, per non danneggiare i loro delicati barbigli.

L'acqua dovrebbe essere tenera, con pH neutro o leggermente acido, e soprattutto pulita. Bisognerebbe cercare di tenere molto bassi gli inquinanti e la carica batterica dell'acqua, provvedendo a fare cambi d'acqua regolari. L'acqua dovrebbe essere anche abbastanza mossa, con una leggera corrente, e ricca d'ossigeno, simile al loro habitat naturale.

lunedì 11 agosto 2008

Alternanthera rosaefolia


Nome scientifico
Alternanthera rosaefolia
Famiglia
Amaranthaceae
Luogo di provenienza
Sud America
Dimensioni
Altezza 25 - 50 cm; Larghezza 10 - 15 cm
Descrizione e coltivazione
- Pianta da prato
- Posizione in acquario: fondo
- Illuminazione: piena luce
- Crescita: rapida
Temperatura
17°-28°
Valore pH
5 - 8
Valore gH
6 - 18


Originaria del Sud America, della famiglia delle Amaranthaceae, questa pianta è una "cultivar", cioè una selezione nata nelle serre dei coltivatori, e non ritrovabile in natura. Bellissima pianta dal fogliame rosso, che contrasta vivacemente con il verde delle altre piante, l'Alternanthera rosaefolia è la pianta del genere Alternanthera più facile da coltivare, ha bisogno in generale di un fondo ricco di sostanze nutritive, di un'illuminazione medio-forte, di un'acqua acida e tenera, anche se pare crescere bene anche in acqua dura, e ricorda che reagisce bene ad un intenso movimento dell'acqua.
Per la potatura, basta staccare una delle tante ramificazioni che spuntano dal fusto principale, e ripiantarla nel materiale di fondo, oppure recidere i fusti più lunghi e ripiantarli; la parte inferiore ributta fuori dei getti, ma se è malridotta si può anche togliere, facendo molta attenzione a non smuovere troppo il materiale di fondo, perchè ha un apparato radicale abbastanza grosso.

venerdì 8 agosto 2008

Paracheirodon innesi (Neon)


Nome scientifico
Paracheirodon innesi
Nome comune
Neon
Famiglia
Characidae
Sottofamiglia
Tetragonopterinae
Luogo di provenienza

Perù, Brasile
Temperatura

24°
Valore dGH

compreso tra 1°- 8°
Valore pH

6.0
Dimensioni

3,5 cm
Livello di nuoto

Medio


Il Paracheirodon innesi presenta una colorazione molto bella, luminosa, fluorescente, blu-verde sul dorso, ed una banda rossa che parte dal peduncolo caudale e si estende fino all'altezza del ventre.
Il corpo è longilineo e compresso, ed il dimorfismo sessuale non è evidente, anche se alcuni sostengono che i maschi rimangono più snelli delle femmine.
La riproduzione del Paracheirodon innesi non è così semplice come per altre specie.
Per facilitare le femmine alla maturazione delle uova, può rendersi necessario inserirle in una vasca con acqua a temperatura che oscilla tra i 16 ed i 22 gradi celsius, in questo modo potranno acquisire il desiderio di deporre, in poche parole, entreranno in fregola.
La coppia poi, può anche essere inserita in una vasca di modeste dimensioni, con acqua molto tenera (2-3 dgh), leggermente acida (ph 6-6,6), dove sia presente una buona vegetazione costituita anche da piante con foglie particolarmente sottili (Myriopyllum, Limnophila, Mayaca, etc.), caratteristica che questi pesci amano particolarmente, e l'illuminazione deve essere piuttosto scarsa.
La deposizione e fecondazione delle uova, inizia generalmente la sera, e può durare anche 6 o 7 ore, poi, una volta deposte e fecondate le uova, la coppia dovrebbe essere allontanata per evitare che si possa cibare delle stesse.
Non dobbiamo mai dimenticare che con i pesci in cattività, questo non è un comportamento raro, semmai il contrario.
Possono essere molteplici i fattori che spingono la coppia di una specie mangiare le uova che loro stessi hanno deposto e fecondato, ad esempio il timore che altri pesci le possano loro sottrarre, oppure alcuni parametri dell'acqua che non li soddisfano appieno, insomma, se non trovano l'ambiente in cui vivono perfetto per le loro esigenze, possono arrivare solo ad un punto della riproduzione e non alla cura della prole.
Il Paracheirodon innesi, è un pesce tranquillo e pacifico, gregario, ed ama vivere in piccoli branchi.
Visto che non raggiunge dimensioni notevoli, si ferma ai 4 cm. di lunghezza, ne possiamo ospitare un discreto numero anche in un acquario non molto grande.
Il loro simpatico modo di nuotare muovendosi in branco, e la rapidità degli spostamenti nell'acqua, possono talvolta disturbare pesci piuttosto esigenti come ad esempio i Discus (Symphysodon), anche se in natura vivono anche nelle stesse acque, dove con gli Scalari sono stati spesso notati insieme.
In natura, il Paracheirodon innesi vive in piccoli torrenti, pozze, acquitrini delle foreste pluviali del sud America.

mercoledì 6 agosto 2008

Rotala rotundifolia


Nome scientifico
Rotala rotundifolia
Famiglia
Lythraceae
Luogo di provenienza
Asia Orientale
Dimensioni
Altezza 30-40 cm; Larghezza circa 3 cm
Descrizione e coltivazione
- Pianta da gruppo
- Posizione in acquario: centro/fondo
- Illuminazione: piena luce
- Crescita: molto veloce
Temperatura
18°-30°
Valore pH
5 - 8
Valore gH
6 - 20


La Rotala rotundifolia è una bellissima pianta, originaria del Sudest asiatico, dalla crescita molto veloce, e con il suo colore rossastro-arancione, che assume con neanche troppa luce (se la luce è poca rimane verdastra), dà un bel contrasto con le piante verdi.
Il nome latino significa "dalle foglie rotonde", e infatti la pianta cresciuta fuori dall'acqua, nelle colture idroponiche delle grandi aziende produttrici di piante d'acquario, ha delle belle foglioline tonde, ma quando viene collocata in vasca, completamente sommersa, le nuove foglie che si sviluppano in acqua non sono assolutamente rotonde, ma sottili ed allungate, come ben esemplifica l'immagine a destra, della Tropica.
E' una pianta di quelle considerate "facili", che si adatta praticamente a tutti i valori dell'acqua, e non ha grandi pretese per quanto riguarda luce e fertilizzazione. Questo a differenza delle altre specie di Rotala, perchè ad esempio la Rotala macranda è al contrario una pianta molto impegnativa, difficile da far crescere in acquario nel pieno del suo splendore: è molto esigente per quanto riguarda valori dell'acqua, fertilizzazione e illuminazione.
La Rotala rotundifolia, conosciuta anche con il nome di Rotala indica, forma dei bei cespuglioni folti, gli steli si ramificano con grande facilità, ma va potata frequentemente, perchè la parte bassa tende a diventare brutta e a perdere le foglie.

lunedì 4 agosto 2008

Otocinclus affinis


Nome scientifico
Otocinclus affinis
Nome comune
-
Famiglia
Loricariidae
Sottofamiglia
Hipoptopomatinae
Luogo di provenienza
Brasile sudorientale
Temperatura
22°-26°
Valore dGH
fino a 20°
Valore pH
Tra 6.5 e 7.0
Dimensioni
3,5 cm


Gli Otocinclus sono dei piccoli pesciolini, molto tranquilli e timidi, che si nutrono prevalentemente di alghe e degli organismi che le colonizzano.
Sono quindi molto diffusi nelle vasche, in quanto con le loro piccole dimensioni sono adatti anche a vasche molto piccole.
Bisogna avere però l'accortezza di non abbinarli a pesci molto più grossi o aggressivi, perché oltre a non farsi più vedere in giro, possono correre dei seri rischi....corpo snello, a siluro, con bocca atta a succhiare; pinna dorsale impiantata su corta base ma piuttosto alta; lungo il corpo una fila di 23-24 placche ossee.Colore fondamentale grigio verde molto chiaro fino a giallo argilla; dorso più scuro, ventre biancastro o giallo chiaro; dall'apice del muso alla radice della coda una striscia longitudinale scura poco distinta; pinne incolori o verde pallido, durante il giorno vive nascosto; esce in cerca di cibo nelle ore crepuscolari e di notte; sta spesso appeso verticalmente ai vetri o alle piante.

venerdì 1 agosto 2008

Microsorum pteropus


Nome scientifico
Microsorum pteropus
Famiglia
Polipodiacee
Luogo di provenienza
Asia Centrale
Dimensioni
Altezza 15-40 cm; Larghezza 12-20 cm
Descrizione e coltivazione
- Pianta da gruppo
- Posizione in acquario: centro
- Illuminazione: penombra
- Crescita: lenta
Temperatura
18°-30°
Valore pH
5 - 8
Valore gH
6 - 18


Il Microsorum pteropus è una pianta acquatica simile ad una felce, somiglianza alla quale deve il nome comune inglese di "Java fern", felce di Giava.
E' una pianta resistente e molto adattabile ad ogni valore dell'acqua, che cresce anche con scarsa illuminazione. Forma dei cespugli che possono diventare enormi, e che offrono rifugio tra le foglie e le radici ai pesci più piccoli.
Viene coltivata al meglio facendola attecchire a tronchi o rocce, alle quali devono essere inizialmente legate con del filo di nylon; una volta cresciute le nuove radici che si abbarbicano saldamente al supporto, il filo di nylon può essere rimosso. Se si preferisce interrare la pianta nel fondo, è meglio non coprire con il materiale di fondo il rizoma, perchè può tendere a marcire.
E' molto facile da propagare, se si ha un grosso cespuglio è possibile dividerlo in parti, anche piccole, da fissare a loro volta su un supporto; inoltre sul margine delle foglie, e talvolta sulla superficie della foglia stessa, si formano dei bulbilli, che danno vita a piantine avventizie vere e proprie, che si possono staccare e ripiantare, oppure una volta cresciute abbastanza si staccano da sole dalla pianta madre.
Questa felce può, come tutte le felci, riprodursi sessualmente producendo organi sessuali particolari, i sori (il nome Microsorum significa appunto pianta "dai sori piccoli), simili a puntini neri: a forma emisferica, di colore scuro, sono presenti in file nella pagina inferiore delle foglie. I sori contengono gli sporangi che quando raggiungono la maturazione liberano le spore nel terreno (le spore è difficile si formino se la pianta è completamente sommersa). La coltivazione a partire dalle spore è possibile, ma ci vuole molto tempo e pazienza.

mercoledì 30 luglio 2008

Video neocaridina

Vi aggiungo un video, dove viene ripreso il lavoro di una semplice neocaridina nell'orario di cena

martedì 29 luglio 2008

Symphysodon discus


Nome scientifico
Symphysodon discus
Nome comune
Discus
Famiglia
Cichlidae
Sottofamiglia
Cichlasomatinae
Luogo di provenienza
Rio delle Amazzoni, Rio Negro
Temperatura
29°-31°
Valore dGH
compreso tra 1°- 8°
Valore pH
Tra 6.0 e 6.5
Dimensioni
> 15 cm
Livello di nuoto
Medio


In natura vivono nel bacino idrografico del Rio delle Amazzoni in acque con poca corrente e generalmente prive di vegetazione, in branchi di 40-50 esemplari nei pressi della riva dove stazionano più volentieri nei punti dove giacciono alberi, rami e radici caduti in acqua. La temperatura di queste acque quasi stagnanti è spesso superiore a 28°C, e le caratteristiche chimiche indicano che si tratta di acque molto tenere, (durezza totale prossima a 0°dgH) ed acide (pH da 5 a 6,5). Da notare che i discus quasi mai vengono rinvenuti nel corso principale del rio delle amazzoni ma bensì in alcuni dei suoi affluenti settentrionali e meridionali; per consuetudine a questi pesci viene attribuito il nome preso dal fiume, lago o dalla località prossima a quella di cattura.
La dimensione massima raggiunta dai Discus è di circa 20 cm e quindi occorre disporre di una vasca abbastanza grande (almeno 150 litri meglio se più grande) ed in particolare, preferibilmente, abbastanza alta per allevarli in maniera ottimale. Si deve altresì considerare il fatto che si tratta di un pesce di branco, e che non andrebbe quindi mai allevato un singolo esemplare; considerare comunque un valore indicativo di circa 50 litri d'acqua per ogni pesce adulto.
Il comportamento è molto sociale e poco aggressivo, ma conviene riservargli una vasca speciale con pochi coinquilini molto pacifici.
Molti acquariofili preferiscono allevare i discus in vasche spoglie da qualsiasi arredamento, questo per mantenere più facilmente l'acquario in perfette condizioni igieniche ma, con oppurtune precauzioni, si potrà anche predisporre una vasca arredata.
Se si opta per la vasca con arredamento questo dovrà essere comunque sobrio perché occorre lasciare in ogni caso molto spazio per il nuoto, ed inoltre ciò consentirà anche di evitare condizioni igieniche non adatte vista, tra l'altro, la semplificazione delle operazioni di pulizia. L'arredamento della vasca dovrebbe comprendere: materiale di fondo possibilmente fine, qualche legno di torbiera per offrire riparo e qualche pianta robusta. Le condizioni di allevamento sono: temperatura dell'acqua di almeno 28°C (più normalmente 29-30°C), acqua di media-bassa durezza totale (5-8° dGH) e valore pH tra 5,5 e 7,0.
L'illuminazione non dovrà essere troppo intensa e la vasca deve essere dotata di un ottimo filtraggio dell'acqua, in modo da mantenere costantemente i nitriti a 0 mg/l, ed indispensabili risultano essere dei regolari cambi parziali in modo da mantenere i nitrati a non oltre 50 mg/l. A questo proposito, si rivela ottimale la sostituzione del 20% circa della capacità della vasca alla settimana utilizzando acqua avente le stesse caratteristiche di quella presente nell'acquario. Si può sicuramente affermare che la dotazione tecnica più importante per l'allevamento ottimale dei discus sia semplicemente un secchio ed uno spezzone di tubo con cui effettuare i cambi parziali.
Altra dotazione tecnica molto importante per l'acquario per discus è il sistema di riscaldamento che conviene affidare ad ottimi e ben dimensionati termo-riscaldatori che garantiscano una temperatura costante dell'acqua con la possibilità di innalzamento in alcune condizioni anche di 4-5 gradi, è preferibile che abbiano dei sistemi di protezione contro il funzionamento a secco e contro il surriscaldamento infatti, molto più spesso di quanto si creda, a causa di riscaldatori non affidabili (blocco del termostato o rottura della provetta) vengono provocate delle morti accidentali ai pesci, quindi meglio non risparmiare su questo indispensabile accessorio e scegliere solo il meglio esistente sul mercato. Tra questi quelli che più mi sento di consigliare sono quelli prodotti dalla Jäger che, inoltre, vantano anche una efficienza termica superiore alla media e quindi si ottiene anche un risparmio sul consumo di energia elettrica.
La soluzione ideale è quella di impiegare un doppio sistema di filtraggio e di riscaldamento, soluzione che consente di evitare problemi anche gravi nel caso di un malfunzionamento momentaneo ad uno dei due strumenti.
Gli esemplari selvatici risultano essere più esigenti dei pesci di allevamento richiedendo condizioni più estreme, ossia durezza 2-3 dGH, pH tra 4,5 e 5,5 e valori di nitrati più bassi, inoltre risultano più selettivi nell'alimentazione e per questi motivi che il loro allevamento è consigliabile solo ai più esperti acquariofili.

lunedì 28 luglio 2008

Cambio acqua e scena esilarante

Oggi era giorno di cambio acqua e inserimento di fertilizzante (di solito il cambio si fa una volta a settimana e almeno il 10%, il fertilizzante invece dipende da che marca si usa, io usando la Dennerle con 3 prodotti, inserisco una volta a settimana).
Dopo aver aspirato il litraggio dovuto dalla vasca e smosso un po il fondo per evitare pericolose zone anossiche, ho cambiato l'acqua e aggiunto il fertilizzante.
Dopo aver aspettato circa mezz'oretta ho inserito mezza pastiglia di mangine divisa in due (cosi da evitare lotte tra le caridine e i corydoras per la pappa). Sedendomi sul letto e guardando per circa 10 minuti i pinnuti mangiare ho assistito a una scena a dir poco esilarante.
Attorno a un pezzettino di cibo c'erano 4 cory che mangiucchiavano allegramente quando, a un certo punto, parte sparata, dall'altro lato dell'acquario, una caridina che, sorvolando i 4 malcapitati ruba il pezzettino e se lo porta via, lasciando le povere bestiole a bocca asciutta.
La prossima volta posterò sicuramente un video, una scena che dev'essere immortalata a qualunque costo

domenica 27 luglio 2008

Pogostemon helferi


Nome scientifico
Pogostemon Helferi
Famiglia
Lamiaceae
Luogo di provenienza
Asia
Dimensioni
Altezza 2-10 cm; Larghezza 5-10 cm
Descrizione e coltivazione
- Pianta da gruppo
- Posizione in acquario: primo piano
- Illuminazione: luce media
- Crescita: media
Temperatura
20°-30°
Valore pH
6 - 7,5
Valore gH
6 - 18


Inizialmente Panitvong ebbe non pochi poblemi nel coltivare questa magnifica pianta ma da qualche tempo viene coltivata con successo da diversi acquariofili.Non molto esigente in fatto di durezza, pH e temperatura(sopporta anche temperature di 30°C); richiede insieme ad una media illuminazione anche un buon fondo fertilizzato poichè sviluppa un possente apparato radicale da cui la pianta assorbe la maggior parte delle sostanze nutritive.In questi ultimi tempi si stà cercando di farla crescere anche come epifita ma con scarsi risultati.Per quanto riguarda la fertilizzazione, la P. helferi è una pianta adatta ai principianti poichè segnala in modo evidente una possibile carenza; in breve tempo la pianta rallenta la sua crescita e assume una colorazione giallastra,le giovani foglie(che generlamente sono di un verde chiaro) crescono molto più piccole e la pianta viene letteralmente infestata dalle alghe. Per ovviare a questo problema, appena si nota anche un solo sintomo fra quelli precedentemente descritti, occorre interventire aggiungendo delle tabs di fertilizzante accanto alla pianta sofferente. In un paio di settimane la pianta ritornerà splendida e lussureggiante. Anche se una costante somministrazione di CO2 aiuta la crescita della pianta, la P. helferi ne può fare benissimo a meno. La potatura dovrebbe essere effettuata tagliando i getti laterali appena questi ultimi hanno formato delle radici. Oppure basta tagliare la pianta madre "a piacimento" e ripiantare la talea. In breve tempo la talea radicherà formando una nuova pianta.

venerdì 25 luglio 2008

Pterophyllum scalare


Nome scientifico
Pterophyllum scalare
Nome comune
Scalare
Famiglia
Cichlidae
Sottofamiglia
Cichlasomatinae
Luogo di provenienza
Bacini amazzonici, zone fluviali peruviane.
Temperatura

24°-29°
Valore dGH

5°- 12°
Valore pH

Tra 6.5 e 7.0
Dimensioni

15cm larg.| >40 alt.
Livello di nuoto

Alto e medio

Il mantenimento e l' allevamento dello Scalare, oggi non comporta più notevoli problemi anche per chi è alla sua prima esperienza. Gli Scalari venduti oggi sul mercato, provengono tutti da allevamenti e raramente è possibile trovare esemplari di cattura. Per questo motivo tutti si possono cimentare nell'allevamento e perchè no, nella riproduzione. Lo Scalare può essere un pesce tranquillo e vivace allo stesso tempo. Quando è piccolo non è pericoloso o aggressivo verso gli altri pesci, ma può diventarlo una volta cresciuto, consiglio quindi, di comprare sempre Scalari piccoli o medi, quando si hanno in vasca pesci di taglia piccola.
Una volta che i giovani scalari hanno imparato ad accettare vari tipi di cibi, si contunierà ad alimentarli con la stessa frequenza, facendo sempre attenzione che il pasto venga consumato totalmente, per evitare eccessi d'inquinamento. Nella scelta degli alimenti la cosa migliore è offrire ai pesci cibi diversificati. Per esempio nel caso dei mangimi in fiocchi i risultati migliori di crescita si avranno utilizzando mangimi di tipo diverso (normale, a base vegetale, d'artemia, di cuore, di larve d'insetti) e non sempre lo stesso. In commercio ne esistono veramente molti. Lo stesso discorso vale per i congelati. Oltre ai cibi in commercio si potrà offrire ai pesci anche alimenti fatti in casaa. Il più usato è il cuore di bue, crudo, che opportunamente macinato verrà molto gradito nella dieta. Lo stesso cuore potrà essere unito ad altri ingredienti, cosi da integrare ulteriormente la dieta. A tale scopo si potrà usare: cuore di bue, spinaci, carote, fegato di bue, rosso d'uovo e frutti di mare, gamberi, il tutto integrato con vitamine in polvere. Nella preparazione si potranno scegliere tutti o in parte gli ingredienti. Cuocere le verdure e i frutti di mare, usare cruda la carne. Mettere il tutto in un omogeneizatore e mescolare insieme, aggiungere vitamine (poca quantità) e spirulina in polvere, l'impasto verrà poi congelato in sacchetti di plastica o altri contenitori molto bassi. Somministare 3-4 volte a settimana.

mercoledì 23 luglio 2008

Cabomba caroliniana



Nome scientifico
Cabomba caroliniana
Famiglia
Cabombaceae
Luogo di provenienza
Africa centrale, Sud America
Dimensioni
Altezza 30-80+ cm; Larghezza 5-8 cm
Descrizione e coltivazione
- Pianta da gruppo
- Posizione in acquario: fondo
- Illuminazione: luce intensa
- Crescita: veloce
Temperatura
18°-26°
Valore pH
4 - 7
Valore gH
6 - 10

La Cabomba caroliniana deve origine del suo nome al fatto che arriva, manco a dirlo, dalla Carolina.
Non solo però; è presente anche in altre zone orientali degli U.S.A., nel sud America, ed esemplari di questa specie sono stati introdotti dall’uomo, con successo, anche nel continente asiatico ed in quello australiano.
Questa pianta acquatica nativa degli states, risulta probabilmente essere la meno difficile per quanto concerne la sua coltivazione in acquario.
Non lasciamoci ingannare però: l’intensità luminosa deve sempre essere alta, efficiente, e la somministrazione di co2 è importante.
La temperatura dell’acqua non dovrebbe andare oltre i 26°C, se non per brevi periodi di tempo, altrimenti la longevità della pianta viene messa in pericolo.
I fusti di Cabomba caroliniana raggiungono altezze superiori al metro e mezzo, in acquario cresce comunque a misure importanti, anche il diametro può sviluppare bene fino a 4-5 mm.
Il lembo fogliare caratteristico del genere, quasi arrotondato, ramificato, con picciolo fino a 2-3 cm di lunghezza, e diametro complessivo delle foglie capace di arrivare a 6-7 cm circa.
Il colore delle foglie è verde, cui cambia intensità di colorazione, può presentarsi più o meno carico, ed i gruppi di piante forniscono un aspetto gradevole.
Il fondo deve essere soffice per ospitare le tenere radici, La Cabomba caroliniana tollera anche un’acqua non così tenera come per altre specie del genere, non oltre però i 10°dgh e comunque leggermente acida.
Forse questo è l’unico effettivo parametro che rende più facile la sua coltivazione in acquario.
Per ottenere però la sua longevità, come è giusto prefissarsi, forte illuminazione e buona presenza di anidride carbonica, 25-35 mg x litro.
Risulta tanto capace di popolare densamente la vasca che la ospita, quanto di deperire rapidamente se non trova le condizioni ottimali sopracitate.
Dato il notevole riscontro che però gode presso gli appassionati, possiamo cimentarci nella sua coltivazione andando ad acquisire, sul campo, e attraverso articoli specifici, informazioni utili ed esperienza necessaria per riuscire con successo.
Quando cresce a sufficienza può essere lasciata flottare sulla superficie dell’acqua; ed i fusti sono in grado anche di sopravvivere per brevi periodi come piante galleggianti.
Se diamo lei le giuste condizioni si dimostra robusta e la dovremo sfoltire spesso.
In natura presenta spesso problemi di vera e propria invasione delle acqua in cui vive, tanto da essere considerata un’erbaccia per la capacità e la tenacia con cui è in grado di riprodursi, andando anche ad ostruire notevolmente i tratti di acqua che popola, diventando più robusta della specie nativa laddove è stata introdotta dall’uomo.
Quindi, esistono tutti i presupposti per ottenere successi longevi dalla sua coltivazione in acquario.

martedì 22 luglio 2008

Ancistrus


Nome scientifico
Ancistrus dolichopterus
Nome comune
Pesce ventosa puntinato
Famiglia
Loricariidae
Sottofamiglia
Ancistrinae
Luogo di provenienza
Bacini amazzonici
Temperatura

24°-28°
Valore dGH

2° - 30°
Valore pH

Tra 6.0 e 7.5
Dimensioni

20 cm
Livello di nuoto

Basso

L’Ancistrus dolichopterus appartenente alla famiglia dei Loricaridi, vive in acque chiare a corrente rapida del bacino amazzonico, su fondali costituiti prevalentemente da rocce e legni (radici); viene anche chiamato “pesce pulitore” intento a rastrellare il fondo ed i vetri della vasca, oppure definito pesce con la “bocca a ventosa”che lucida a meraviglia i nostri acquari.
E’ un pesce notturno come molti della sua specie, per questo motivo è necessario fornirgli diversi anfratti (legni con ampie svasature, o accessori in terracotta), una folta vegetazione ed una luce attenuata.

L’allevamento in acquario non richiede particolari attenzioni grazie alla sua grande adattabilità, infatti i valori chimici dell’acqua possono essere compresi nei seguenti intervalli: pH: 5,8 - 7,8, dGH: 2 - 30°, T: 24° - 28°; da non sottovalutare sono le dimensioni della vasca, che per una coppia di tale specie deve contenere almeno 80lt netti d’acqua, ed un potente filtraggio necessario per compensare l’elevato carico organico prodotto.
Effettuiamo regolari e frequenti cambi parziali d’acqua per mantenere una certa qualità della stessa ed è stato interessante notare come la deposizione il più delle volte ne sia stimolata; non siamo certi che questi due fattori siano collegati, ma abbiamo letto in un sito acquariofilo che in natura gli ancystrus tendono a deporre nei periodi di grandi piogge.
La lunghezza in acquario varia tra i 10 e i 15 cm (raramente) ed il suo dimorfismo sessuale risulta essere molto evidente:

- il maschio sviluppa sulla testa delle escrescenze carnose più o meno ramificate;

- nella femmina sono il più delle volte assenti o minime.

Durante il periodo imminente la riproduzione risulta che il maschio assuma una colorazione più contrastata diventando più scuro e facendo risaltare i puntini chiari, mentre la femmina tende ad una colorazione grigiastra con sfumature rossastre verso la testa.

articolo tratto da Acquaportal

giovedì 17 luglio 2008

Anubias barteri


Nome scientifico
Anubias barteri var.
Famiglia
Araceae
Luogo di provenienza
Africa occidentale
Dimensioni
Altezza 5 - 15 cm; Larghezza circa 8 cm
Descrizione e coltivazione
- Pianta da gruppo
- Posizione in acquario: primo piano
- Illuminazione: media luce
- Crescita: molto lenta
Temperatura
20°-28°
Valore pH
5.5 - 8
Valore gH
3 - 10


All' Anubias barteri appartengono diverse varietà: barteri nana, angustifolia, glabra, etc.
L' Anubias barteri è robusta, una pianta che trova origine in natura in corsi d’acqua caratterizzati da media corrente, nell’Africa Occidentale, Camerun e Nigeria.
Le sue foglie sono lussureggianti, rigogliose, coriacee e cuoriformi, si presentano di un verde intenso, più o meno scuro, particolarmente carico, lucido.
L’apice delle foglie è a punta e ben arrotondate alla base, il bordo è sovente ondulato.
Foglie capaci di sviluppare dimensioni di tutto rispetto, lunghe oltre 12 cm e larghe 5-7 cm.
La pianta può crescere in altezza fino a 40 cm circa, il rizoma è piuttosto sottile (se paragonato alla lunghezza che può raggiungere), solitamente non oltre il cm di diametro ma ben sviluppato in lunghezza.
Deve essere ospitata in vasche di adeguate dimensioni, e la sua coltivazione non è affatto difficile.L' Anubias barteri, come molte altre specie del genere Anubias si contraddistingue per la facile adattabilità, necessita di poca luce, in natura vive in zone ombreggiate, e ben si presta ai parametri chimico-fisici dell’acqua più diversi.
È di crescita lenta, ma si integra al meglio nella coltivazione sommersa, anche se ovviamente è possibile coltivarla in paludario Una illuminazione medio/scarsa è sufficiente per farla crescere al meglio, se, come spesso accade in acquario popolato di piante l’illuminazione è intensa, sarà sufficiente posizionare L' Anubias barteri in zone ombreggiate da altre piante più esigenti in fatto di luce.
Il rizoma può trovare giusta collocazione sia in substrato morbido e fine che grossolano e spesso, come sassi ad esempio.
Inoltre è possibile ottenere la crescita della pianta ancorando il rizoma a legni o roccia.
Il ph da 6,5 a 7,5 va più che bene, durezza totale da 3 a 8 dGh, ma tollera qualcosa in più o in meno.
Tuttavia, se vogliamo ottenere una crescita rigogliosa da questa pianta che è di facile coltivazione, rispettiamo i parametri cui sopra, diamo il giusto apporto di sostanze nutritive nel fondo, e tracce di fertilizzante presenti nell’acqua, un po’ di CO2 che non guasta mai.
Per mantenere la pianta di dimensioni piuttosto ridotte è sufficiente tagliare le foglie nuove che si vengono a creare vicino al rizoma con forbici ben affilate.
Se invece si desidera la sua propagazione, è possibile staccare le piccole piantine che si sviluppano sul rizoma stesso.
È una pianta che ben si presta ad essere coltivata anche da chi non ha vasche particolarmente illuminate.

mercoledì 16 luglio 2008

Caridina Multidentata



















Nome scientifico:
Caridina Multidentata(ex-japonica)
Nome comune:Gambero di Amano,Gambero di vetro Giapponese
Famiglia: Atyidae
Ordine: Decapoda
Classe: Malacostraca

Dimorfismo sessuale: La femmina risulta essere di dimensioni maggiori del maschio ed ha una zona addominale più grande del maschio.La puntinatura ai lati degli individui risulta essere più lineare nelle femmine,mentre nel maschio è decisamente puntiforme.

Informazioni Aggiuntive:(tratte dal sito di AP)In natura la caridina japonica si trova in Giappone, Corea e Taiwan nei ruscelli e nelle risaie, si ciba sopratutto di alghe, ma all'occorrenza svolge anche il ruolo di spazzino.
La japonica può raggiungere i 5\6 cm se nutrita con cibo per pesci, ma di solito in acquario si nutre per lo più di alghe e quindi si ferma a meno di 5cm.
Questo gamberetto presenta numerosi puntini rossi disposti sul corpo e lungo la schiena presenta una linea color rosso, il resto del carapace è trasparente e permette di vedere gli organi interni.
Presenta delle piccole chele utilizzate per strappare le alghe da legni e rocce, ma anche per afferrare resti di cibo.
Gli occhi sono neri e sulla testa vi sono poste le antenne che la aiutano a orientarsi e muoversi in acqua. Aspetta ad un italiano, Emiliano Dellabella, grande studioso di caridine, il merito di aver capito il dismorfismo sessuale che vi vado a spiegare: per riconoscere il maschio dalla femmina si possono guardare i puntini disposti lungo il corpo, nella femmina sono disposti in modo da formare una linea mentre nel maschio sono più distaccati, inoltre la femmina è di norma più grande del maschio e presenta le appendici natatorie più appuntite. Il modo comunque più sicuro è quello di vedere se vi è la presenza di uova sotto le pendici natatorie.
Le caridine japonica sono animali sociali che vanno allevati in gruppi molto numerosi di 15 esemplari come minimo per poter vedere le japonica svolgere il loro lavoro di mangia alghe anche a luci accese.
Sono molto timide e richiedono in vasca una folta vegetazione dove nascondersi, molto graditi sono il muschio di java e le piante che formano "tappeti".
A volte alcune caridine hanno la cattiva abitudine di assaggiare le foglie delle piante rosse. Questo può essere imputato al tipo di cibo a cui sono state abituate durante la crescita nell'allevamento. Oltre a cibarsi di alghe si nutrono anche di avanzi di cibo e appena presa confidenza possono anche prendere il cibo dalle dita, anche eventuali pesci morti vengono divorati dalle japonica e in presenza di avannotti molto giovani possono trasformarsi in predatori temibili.
Le alghe sono il loro cibo prediletto ma le alghe nere e marroni non vengono mangiate tranne quando sono molto giovani e tenere.
Gli acquari chiusi sono più adatti ad ospitare le japonica in quanto non rischiano di saltare fuori dalla vasca cosa che in acquari aperti può essere anche frequente se in vasca non vi sono abbastanza nascondigli e se sono presenti pesci aggressivi che inseguono le japonica in modo insistente.
I filtri interni a volte possono offrire rifugio alle japonica ma possono anche rimanere intrappolate quindi un buon coperchio e una rete fitta davanti alla bocca d'aspirazione del filtro è consigliabile.
Le japonica sono compatibili con la maggior parte dei pesci che ospitiamo nei nostri acquari. Alcuni pesci come discus e scalari possono rivelarsi aggressivi e possono cercare di mangiare le japonica, ma in presenza di una buona vegetazione non ce questo pericolo in quanto le japonica sono molto rapide nel rintanarsi tra le piante.
I valori dell'acqua non hanno molta importanza in quanto si adattano bene a tutti i tipi di acqua, ma un acqua con ph neutro o leggermente acido è preferibile.
Molta importanza, invece, è da attribuire alla durezza dell'acqua: un durezza media aiuta notevolmente la formazione dell'esoscheletro e quindi la frequenza delle mute sarà maggiore.
Molti sussultano a vedere le mute delle japonica scambiandole per cadaveri ma le mute si riconoscono in quanto sono aperte da un lato e sono opache e al minimo spostamento d'acqua si muovono.
Durante il periodo della muta la caridina è molto vulnerabile e tende a trovare un buon nascondiglio lontano dai pesci e anche dalle altre caridine, di solito sotto un tronco o qualche roccia oppure in intricati cespugli di piante.
Le caridine sono molte robuste ma sono sensibili all'ammoniaca e alle basse concentrazioni di ossigeno quindi in caso di trattamento medicinale e bene mettere in funzione un aeratore (cosa da fare anche per i pesci in quanto il consumo di ossigeno è maggiore), in buone condizioni di allevamento possono vivere per due o tre anni.

martedì 15 luglio 2008

Cryptocoryne (genere)


Nome scientifico
Cryptocoryne
Famiglia
Araceae
Luogo di provenienza
Sry Lanka, India, Vietnam, Malesia, Indonesia
Dimensioni
Altezza 20-25 cm; Larghezza 15-20 cm
Descrizione e coltivazione
- Pianta di gruppo
- Posizione in acquario: primo piano
- Illuminazione: media luce
- Crescita: veloce
Temperatura
20°-30°
Valore pH
5,5 - 8
Valore gH
6-20


Le Cryptocoryne sono molto popolari tra gli acquariofili. Per i più esperti, le piante disponibili nei negozi locali sono facili da coltivare. Tuttavia, dato che per i principianti ogni crypto può essere complessa da mantenere viva, principalmente a causa della mancanza di conoscenze su queste piante. Come detto precedentemente, le crypto sono ben note a causa della loro marcescenza, una fase provvisoria dovuta all’adattamento ambientale. Una volta che questo è superato, possiamo godercele per molti anni senza alcuna esigenza particolare.
Come altre piante, le crypto hanno bisogno di luce e di nutrienti per crescere e sviluppare la loro bellezza più completa. Di conseguenza, ogni acquario degno di loro deve essere dotato di una luce adeguata. Ma la qualità di luce è importante tanto quanto la quantità. Come la maggior parte delle piante, si adatteranno ad un alto spettro di luce. Anche se sono considerate piante sciafile, cioè bisognose di poca luce, possono essere coltivate in ogni acquario fortemente illuminato. Tecnicamente, possiamo usare luci fluorescenti da 4000 a 10000.K senza problemi, scegliendole in base al gusto personale (se si preferisce un colore, ecc.). Possono anche essere usati altri sistemi, quali HQI agli alogenuri metallici e le HQL.
Un altro fattore da considerare è il terreno. Come la maggior parte delle piante a forte sviluppo basale e radicale, le cryptocoryne naturalmente cresceranno più vigorose e più sane in terreni fortemente nutrienti. I tipici terreni sabbiosi neutri risulteranno inutili per ottenere una pianta dalla bellezza completa. Un buon terreno, con una quantità notevole di argilla e di residui organici, coperta da uno strato sottile di sabbia fine, è un must per ottenerne lo sviluppo completo.
La CO2 è di importanza basilare se desideriamo coltivare piante in acquario, e naturalmente anche le crypto ne hanno bisogno. Ne è sempre richiesto un flusso continuo. La CO2 è la fonte principale di carbonio per le nostre piante, e poiché l'acqua dell'acquario sarà tenera e leggermente acida, non possono estrarre questo elemento direttamente dai carbonati dell'acqua. Inoltre sono importanti anche i macronutrienti (azoto, potassio e fosfato). Se abbiamo un terreno altamente nutriente, l'esigenza di questi macronutrienti non è così alta, e questo ci permette di usare dosaggi più bassi che se avessimo piante dal metabolismo più veloce. Nondimeno, dobbiamo avere tutte le tecniche di fertilizzazione bene sotto controllo, per evitare invasioni di alghe.
Dopo tutto questo, possiamo dire che un acquario di crypto non necessita di un’attrezzatura maggiore di quella che serve per un acquario mediamente piantumato. Prestate una particolare attenzione al terreno, e accertatevi di avere sempre in acquario un ambiente costante, poiché i cambiamenti improvvisi di condizioni sono i nemici più pericolosi di queste piante.